La formazione base di ogni manager contiene lo studio (sia in maniera autodidattica che formale mediante percorsi di formazione aziendale che so di esser presenti alla FIAT e Chrysler) della motivazione e della produttivita’; detti percorsi base includono conoscenze che anche il piu’ giovane stagista manageriale dovrebbe possedere: cioe’ l’applicazione dei risultati delle ricerche di studi sul comportamento organizzazionale, della produttivita’ industriale e della motivazione; gli studi di Maslow, Deming, Taylor e cosi’ via. La tesi di queste esaurienti ricerche e’ inesorabilmente semplice e logica con un messaggio, qui distillato, che in essenza dice:
“La produttivita’ e la motivazione aumentano in funzione del miglioramento delle condizioni di lavoro, del venire contro ai fabbisogni umani dei lavoratori e soprattutto in funzione del senso di fiducia che hanno i lavoratori verso il loro datore di lavoro”.
Quindi, i veri manager che hanno come sincero obiettivo una crescita strategica a lungo termine, hanno sempre investito fortemente sul miglioramento delle condizioni e i benefici di lavoro dei propri dipendenti; perche’ sanno che senza dipendenti motivati, l’azienda, a lungo termine e’ destinata a morte sicura. Le ditte che riescono a sopravvivere, sono sempre quelle che creano condizioni di lavoro piu’ umane, condizioni innovative oltre i minimi accettabili standard . Sono ditte che hanno creato sistemi di relazioni industriali, emulati come modelli positivi da altre nazioni in fase di sviluppo industriale; non sono ditte che, come vuol fare questo “manager hanno cercato,” di emulare sistemi inferiori che trattano i lavoratori come pedine usa-e-getta che si possono ricattare e usare come vuole il “manager” del momento.
Il sottrarre diritti e condizioni di lavoro sottrae motivazione e produttivita’ e dimostra un totale disinteresse verso la componente umana/strategica dell’azienda. Dimostra invece un unico interesse intento a tutelare solamente la componente fiscale/tattica, guidata da una voluta miopia con occhio solo ad arricchire le risorse monetarie del “manager” e degli azionisti. Questa non e’ strategia di crescita.
Mr Marchionne e’ un “manager” (con “m” minuscola) sopravvalutatato, maleducato(malformato)e miope (con minima visone strategica): i suoi commenti e le sue azioni rivelano una scarsissima consapevolezza dei concetti base riguardanti la gestione strategica di un obiettivo, la crescita a lungo andare e la tutela delle risorse umane dell’azienda.
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